Elena Sangro: i mille nomi della diva del muto. Da Jean Nolly ad Anton Bia’.
di Giuseppe Ritucci
Ha cambiato nome e vita più volte nel corso della sua esistenza e la sua storia è una di quelle che affascinano e che ancora hanno tante cose da scoprire. E la mostra inaugurata ieri sera al Piccolo Circolo Garibaldino, in vico Sinello a Vasto, si propone proprio di ridare slancio alle ricerche per ricostruire la vita di Elena Sangro, diva vastese del cinema muto di inizi novecento la cui storia si intreccia anche con quella di Gabriele D’Annunzio. La mostra aperta fino al 31 luglio dalle 21 alle 23, è stata ideata da Francescopaolo D’Adamo, che negli anni ha raccolto documenti e materiale sulla diva, curata da Roberta Presenza, e vede in esposizione una parte della collezione di Stefano D’Adamo. Nel corso della serata i partecipanti alla presentazione hanno avuto anche la sorpresa di incontrare una affascinante Elena Sangro nei cui panni si è calata Jessica Samadi, truccata da Sara Brevetti e poi immortalata dalle polaroid di Antonella Giuliano.
Il personaggio. Nata a Vasto il 5 settembre 1897 Maria Antonietta Avveduti, questo il suo nome all’anagrafe, era figlia di un importante personaggio di Chianciano, costretto a scappare dalla Toscana per i debiti accumulati a causa del suo dissipato stile di vita e finito a Vasto dopo aver conosciuto il dica Quarto di Belgioioso. Ma questo stile di vita continuerà nel corso degli e farà decidere alla moglie Ida Albini di abbandonarlo. In queste fasi concitate della sua vita la giovane Maria Antonietta si appassiona al cinema, inizia a frequentare una scuola di recitazione ed ecco che le notizie diventano offuscate.
Di certo si sa che cambia in nome in Elena Sangro, divenendo una diva del cinema muto degli anni 20. C’è però l’ipotesi che sia proprio lei la Jean Nolly che appare nella locandina del film Paoline, sul libro di Alexander Dumas, e che fu protagonista di 10 film tra il 1915 e il 1917 per le torinesi Savoia Film e L’Aquila film. “Su questo, però c’è ancora da studiare – ha spiegato Roberta Presenza -. Siamo quasi certi che la donna ritratta nella foto sia Elena Sangro, perchè alcune caratteristiche somatiche combaciano con una sua foto da bambina che abbiamo ritrovato”. La ritroviamo, e qui si torna ad avere certezze, come amante del vate Gabriele D’Annunzio, l’unico amore di cui si hanno notizie, che al Vittoriale scelse di chiamarla Ornella. Nel 1927, quando D’Annunzio pubblico un carmen erotico a lei dedicato che sarebbe dovuto rimanere privato, il rapporto si ruppe.
Maria Antonietta, che ancora una volta rivela una caparbietà sicuramente frutto delle sofferenze dell’infanzia, cambia vita, divenendo Lilia Flores, soprano che si esibisce in teatro, radio e in una televisione che muove i primi passi. Passano, gli anni, la bellezza sfiorisce e questa donna tenace cosa fa? Decide di diventare regista ma, in un mondo ancora chiuso alle donne, ecco che si reinventa come uomo, prendendo il nome di Anton Bià. “Negli anni ’60, inoltre, fonda una sorta di primo sindacatao per tutelare i diritti di chi lavorava nel mondo del cinema”, spiega Roberta Presenza. La sua morte è datata 1969, anche se, come tutta la sua vita, c’è una sorta di incertezza, visto che alcuni parlano addiriturra di 1973, sola e dimenticata da tutti, anche dalla sua terra natale. Ma ora, con il nuovo impulso dato alla ricerche date dalla mostra Elena Sangro: i mille nomi della diva del muto, si potrà conoscere sempre meglio questa storia affascinante.
21/07/2017